Per rilanciare il Sud occorre puntare sulle tre C: competenze, connessioni e competitività
È un obiettivo da raggiungere affi nché il Mezzogiorno diventi la quinta colonna della ripresa dell’economia italiana.
Il processo di irrobustimento del tessuto industriale prosegue. Al secondo trimestre del 2022 si contano oltre un milione e settecentomila imprese attive, con un incremento dello 0,7% sull’anno precedente che - considerando gli effetti del “combinato disposto” di pandemia e guerra – è un risultato oltremodo interessante. E l’export? In forte recupero: 14,8 miliardi di euro, + 26% rispetto al primo trimestre 2021 (dato nazionale: +22,6%). E non basta. Il 49% delle imprese ha investito nel triennio terribile (2019-2021), quelle innovative crescono del 52% rispetto al 2014 (in Italia di + 34%). E no! Non stiamo parlando del Nord Est e non ci riferiamo al Nord Ovest. E neppure al Centro Italia. I numeri esposti da SRM nell’ultimo report pubblicato a primi d’agosto riguardano… il Sud. Tali dati sono infatti contenuti nel “Panorama economico di mezz’estate”, rapporto di SRM, il Centro Studi collegato a Intesa San Paolo.
Si tratta di un autorevolissimo osservatorio che da anni si sforza di segnalare gli aspetti positivi e i punti di forza su cui puntare per un Mezzogiorno che accenda i motori dello sviluppo per contribuire (recuperando il divario con il resto d’Italia e d’Europa) a dare un apporto decisivo al ritorno del nostro Paese su binari di crescita. Inevitabilmente, dalla prospettiva scelta a riguardo dello sviluppo meridionale, la struttura diretta da Massimo Deandris è divenuta punto di riferimento scientifi co su cui poggia una “nuova narrazione” sul Mezzogiorno. Un Sud che non piange e non lamenta solo disparità di trattamento in tema di allocazione e trasferimento di risorse, ma che diventa protagonista del proprio destino. “Le risorse ci sono – si legge nella sintesi al report -: ora è il momento di utilizzarle al meglio, poiché agli 80 miliardi di euro del PNRR si aggiungono 54 miliardi dei Fondi strutturali 2021-2027”. Che cosa manca? O meglio, di cos’altro c’è bisogno per mettere il Sud sui blocchi di partenza della performance più attesa e più importante dopo il Piano Marshall, che nel dopoguerra lo spinse verso la modernizzazione avviata dalla Cassa per il Mezzogiorno? L’Executive Summary della ricerca lo dice a chiare lettere: “ora è necessario per il Mezzogiorno puntare sulla capacità progettuale e sull’effi cacia della spesa… è proprio nella logica dell’efficace progettualità che bisogna tener presente” assieme alla capacità propulsiva di settori come il turismo, l’energia, i trasporti e l’economia sociale che “assumono una particolare rilevanza del il rilancio e la resilienza del Mezzogiorno…”. Il passaggio è cruciale. Con le massicce risorse disponibili, il Mezzogiorno non può che essere in partita. Se necessario, occorre un rafforzamento della pubblica amministrazione, regione per regione, con task force di alto profi lo, capaci di apportare quel contributo di competenze che possa impedire la sciagurata ipotesi di non avere progettualità, all’altezza delle sfide europee. In poco tempo, dobbiamo invertire la tendenza che vede le amministrazioni meridionali in diffi coltà, quando si tratta di spendere e spendere bene, i finanziamenti messi a disposizione da Bruxelles. Se non ora, quando? I fondamentali di un Sud resiliente, SRM li ha messi sul tavolo. Per il Centro Studi che ha radici profonde nel Sud, se si guarda al futuro il territorio meridionale deve fare leva su 3C: Competenze, Connessioni e Competitività. Occorre potenziare – e subito – queste tre dimensioni. Questo è l’obiettivo primario da perseguire affi nché il Mezzogiorno, facendo il defi nitivo salto di qualità, divenga la quinta colonna della ripresa dell’economia italiana.
Sorprende e dispiace che, nel frattempo, sia in corso una campagna elettorale per restituire una guida autorevole al nostro Paese, la quale in realtà si stia svolgendo sulla base ben altri contenuti. Dove conta di più chi si allea con chi e quanti “poli” si possano formare da qui al giorno della presentazione delle liste, mentre programmi, le idee e le soluzioni ai problemi sono di fatto posticipati al voto del 25 settembre.
*Raffaele Tovino Direttore generale Anap









